Chirurgia della mano e del piede

Alluce valgo

L'alluce valgo e' la piu' comune affezione dell'avampiede ed e' caratterizzata dalla deviazione laterale dell'alluce a livello dell'articolazione metatarso-falangea associata ad un aumento dell'angolo tra primo e secondo metatarso (varismo del I metatarso), alla lussazione dei sesamoidi ed alla protrusione dell'eminenza mediale.
Puo' essere causato da molti fattori. Tra i fattori intrinseci e' fondamentale la componente genetica, infatti piu' del 60% degli affetti presenta casi analoghi in famiglia. Le calzature sono la principale causa estrinseca, in particolare se con tomaia stretta e tacco alto. Anche il piede piatto puo' predisporre all'alluce valgo.
Il paziente lamenta dolore in corrispondenza dell'esostosi ed al di sotto della prima articolazione metatarso-falangea, il dolore aumenta con la scarpa indossata. Spesso puo' essere associato ad arrossamento e tumefazione. L'esame principale e' rappresentato dalle radiografie dei piedi sotto carico nelle due proiezioni, utilizzate per misurare i vari parametri, che contribuiscono a guidare nella scelta del tipo di trattamento da adottare.
Gli obiettivi dell'intervento comprendono il sollievo del dolore con una correzione della deformita' ed il ripristino della corretta biomeccanica dell'articolazione.
Gli interventi di correzione possono agire solo sulle parti molli, interessare il primo metatarso, o esclusivamente la falange prossimale dell'alluce. Nei casi piu' gravi si puo' ricorrere all'artrodesi, bloccando l'articolazione.
Nel periodo post-operatorio il carico e' concesso immediatamente con una calzatura particolare che consente l'appoggio sul retropiede. I pazienti vengono controllati una volta a settimana per la medicazione della ferita chirurgica ed il rinnovo del bendaggio, che dovra' essere mantenuto all'incirca per 6 settimane. Tale periodo varia in funzione del tipo di tecnica adottata per la correzione.

Alluce rigido

È una condizione che coinvolge l'alluce che è limitato nei movimenti di flesso estensione. Questa affezione può essere molto dolorosa e disabilitante per l'importanza dell'alluce quando camminiamo, quando ci fermiamo, quando saliamo le scale o quando stiamo in piedi.
Le cause comuni di alluce rigido sono alterate funzioni biomeccaniche e strutturali del piede che possono portare a un artrosi della base dell'alluce. E' un dolore progressivo che coinvolge l'articolazione alla base dell'alluce. Causa dolore e rigidità del dito. I movimenti dell'alluce sono sempre minori col passare del tempo, fino ad arrivare all'ultimo stadio che è spesso chiamato frozen joint o articolazione congelata. I sintomi precoci sono dolore e rigidità dell'alluce e la difficoltà mentre si esercitano alcune attività. Progressivamente compaiono dolore a riposo, difficoltà nell'indossare calzature, dolore al ginocchio, all'anca o alla schiena per l'alterata deambulazione.
La diagnosi viene effettuata dall'ortopedico che con l'esame obiettivo dell'alluce valuta i gradi di movimento dello stesso. L'esame radiografico è richiesto per determinare il grado di artrosi e per vedere la presenza di osteofiti o anormalità ossee.
Se lo stadio è precoce, si possono mettere in atto trattamenti non invasivi che tendono a ritardare l'evoluzione del quadro. Se lo stadio è più avanzato si procederà alla stabilizzazione dell'articolazione e alla sua fusione eliminando il movimento dell'articolazione, ed evitando in questo modo il dolore.

Dito a martello

E' una deformità caratterizzata dall'iperestensione dell'articolazione metatarso-falangea l'iperflessione dell'articolazione interfalangea prossimale (ifp) e l'iperestensione dell'articolazione interfalangea distale (ifd).
La causa più comune è l'uso prolungato di scarpe inappropriate che comprimono le dita. Un'altra causa può essere una malattia neuromuscolare come la malattia di Charcot-Marie-Tooth, la paralisi cerebrale, la mielo displasia e la sclerosi multipla. Il dito a martello è spesso associato all'alluce valgo che, spingendo contro il secondo dito determina l'estensione dell'articolazione metatarsofalangea. Questa deformità si manifesta più frequentemente nel sesso femminile (6:1) e colpisce prevalentemente il secondo dito.
In genere è presente una callosita' dolorosa sulla superficie dorsale dell'articolazione interfalangea prossimale associata ad una callosità sulla superficie plantare sotto la testa metetarsale.
E' importante valutare la gravità della patologia. Le deformità flessibili sono correggibili passivamente, quando il paziente sta in piedi, mentre le deformità rigide non possono essere corrette. L'esame principale è rappresentato dalle radiografie dei piedi sotto carico nelle proiezioni antero-posteriore, laterale ed obliqua per valutare l'eventuale degenerazione e le anormalità di allineamento articolare.
Solo nelle fasi iniziali è indicato il trattamento conservativo che consiste nell'adottare scarpe a pianta larga con tomaia morbida in grado di accogliere la deformità ed evitare l'uso dei tacchi alti. Si possono anche utilizzare dei tutori elastici, che esercitano una pressione plantare sulla falange prossimale. Nelle fasi più avanzate si ricorre al trattamento chirurgico. Nel dito a martello flessibile puo' essere sufficiente la trasposizione del tendine del flessore pro-estensore. Nelle deformità rigide è indicato l'intervento di resezione-artroplastica che consiste nel rimuovere le superfici articolari della falange prossimale e della falange intermedia e nella successiva stabilizzazione con un filo metallico.
Nel periodo post-operatorio il carico è concesso immediatamente con una calzatura particolare che consente l'appoggio sul retropiede. I pazienti vengono controllati una volta a settimana per la medicazione della ferita chirurgica ed il rinnovo del bendaggio. La rimozione del filo è indolore ed avviene ambulatorialmente dopo quattro settimane.

Tunnel carpale

La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia dovuta all'irritazione o alla compressione del nervo mediano nel suo passaggio attraverso il canale carpale.
Il canale carpale è una cavità localizzata a livello del polso. La sindrome è dovuta più frequentemente all'infiammazione cronica della borsa tendinea dei flessori (tenosinovite), che comprime il nervo mediano.
La sindrome si manifesta più spesso nei soggetti femminili ultraquarantenni, con disturbi della sensibilità che colpiscono le prime 3 dita (pollice, indice, medio) e metà del quarto dito della mano. Tali disturbi, che si presentano prevalentemente durante la notte, possono evolvere nei casi più gravi in una progressiva ed irreversibile perdita della sensibilità alle prime 3 dita ed alla mano dal lato volare seguita da ipo-atrofia dei muscoli della mano (muscoli tenari).
Nelle fasi iniziali il paziente lamenta parestesie a scossa. Clinicamente il dolore e le parestesie possono essere evocati attraverso la percussione fasica a livello del tunnel carpale (segno di Tinel). Se il paziente lamenta la comparsa di scosse il segno è da considerarsi positivo. Altro segno caratteristico è la manovra di Phalen che consiste nel tenere iperflessi i polsi l'uno contro l'altro per 1 minuto: la comparsa di parestesie è da considerarsi un segno positivo per la sindrome.
La diagnostica consente di porre diagnosi di malattia con certezza utilizzando l'ENG (elettroneurografia) metodica che consiste nello stimolare elettricamente il nervo e registrare con appositi elettrodi la corrispondente contrazione dei muscoli innervati dallo stesso.
Il trattamento è medico attraverso una oculata infiltrazione di cortisone nelle fasi iniziali. Quando la sindrome è cronica è preferibile il trattamento chirurgico in anestesia locale che consiste in un release del nervo al carpo (sindesmotomia del legamento trasverso del carpo) attraverso una piccola incisione (1-2 cm) in sede carpale, volarmente.
Ad intervento eseguito il dolore si risolve velocemente, mentre le parestesie possono perdurare anche per alcune settimane in quanto il nervo, quando molto compresso, recupera molto lentamente.

Malattia Dupuytren

La malattia di Dupuytren è una patologia a carico della mano caratterizzata dalla flessione progressiva e permanente di uno o più dita, ed è fra tutte le forme di deformità della mano la più comune. Colpisce prevalentemente i maschi in età adulta.
Fattori di rischio sono dovuti a elementi patologici come l'epilessia, la cirrosi epatica, infezioni da HIV, o il diabete mellito oppure ad elementi di abuso di sostanze alcoliche ed ancora episodi traumatici, predisposizione familiare su base genetica.
Viene provocata dall'irrigidimento dell'aponeurosi del palmo della mano che riveste i tendini flessori delle dita.
I sintomi sono la progressiva comparsa di noduli sottocutanei, all'inizio molto sensibili agli stimoli esterni, successivamente diventano indolori. Altre manifestazioni sono dei cordoni solidi e prominenti nel palmo della mano con progressiva flessione delle dita. Essa si manifesta esternamente con un progressivo irrigidimento delle dita in flessione palmare, con relativa difficoltà di movimento flesso-estensorio che, col tempo, degenera fino all'immobilità.
L'intervento si effettua in percutaneo ad ago (aponeurotomia) o, secondo la chirurgia classica, con aponeurectomia.

Sindrome De Quervein

Per sindrome di De Quervain si intende una forma particolare di caratterizzata da restringimento (stenosi) o tumefazione dell'estensore breve e dell'abduttore lungo del pollice. Riguarda la guaina dei tendini estensori del pollice, che si trova a livello della stiloide radiale.
La malattia consegue spesso a micro-traumatismi ripetuti, dovuti a movimenti di flesso-estensione del pollice ripetuti, come quelli che si hanno in attività quali cucire, usare il mouse o la tastiera del PC, suonare uno strumento.
Fra i sintomi il più comune è il dolore che si forma in maniera aggravata se si muovono le zone interessate (polso e pollice). Per una corretta diagnosi risulta sufficiente il test di Finkelstein che consiste nell'ulnarizzazione forzata del polso, da cui una recrudescenza della sintomatologia.
Il trattamento nei casi più lievi prevede una parte di tipo naturale: il soggetto ha bisogno di riposo e ghiaccio locale, mentre come somministrazione di farmaci i FANS dovrebbero essere sufficienti. Se non dovesse bastare si immobilizza la zona interessata e si usano i corticosteroidi( di solito un ciclo di 3 infiltrazioni locali distanziate di 10 gg. l'una dall'altra), migliorando la prognosi del soggetto. Nei casi più resistenti si pratica un intervento chirurgico di puleggiotomia.